Editoria
della scuola

Collana Tréveri

 

La Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone dedica da sempre grande attenzione al settore editoriale. È intitolata a Jolanda Maria Tréveri, Consorella dalmata di Zara, la prestigiosa Collana di ricerche riguardanti storia, cultura e arte della Dalmazia latina, veneta e italiana. Tra gli autori alcuni bei nomi della storiografia dalmata di ieri e di oggi: col Guardian Grande Emerito Tullio Vallery, Angelo de Benvenuti, Roberto Benevenia, Bruno Dudan, Alberto Rizzi, Giacomo Scotti, Oddone Talpo, Luigi Tomaz e Lucio Toth.

Contattandoci potete avere maggiori informazioni su tutte le pubblicazioni della Collana Treviri e sull’eventuale disponibilità.

Famiglie Dalmate – La civiltà italiana nelle storie di personaggi poco noti – vol. n. 1 di Giacomo Scotti (Saviano 1928)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2003 – p. 183


I testi raccolti in questo volume sono una parte di quei “viaggi nel passato” che Giacomo Scotti, scrittore e giornalista della Comunità nazionale italiana rimasta in Croazia dopo l’esodo del secondo dopoguerra, è andato realizzando nel corso degli ultimi due decenni per strappare all’oblio personaggi dalmati che appartengono alla componente italiana.

La Galìa Chersana – Un’isola e la sua Galea per sei secoli nell’Armata di San Marco – vol. n. 2 di Luigi Tomaz (Cherso 1931)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2003 – p. 240


“Una vocazione al mare totale, come la nostra, non può essere nata senza una lunga maturazione. Quella dei Lussini è maturata nei lunghi secoli di silenziosa e umile partecipazione alla grande avventura della galea isolana”.

Lo stemma del regno di Dalmazia – vol. n. 3 di Oddone Talpo (Zara 1914)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2004 – p. 149


In questo volume si sono voluti coordinare cronologicamente i vari momenti in cui lo stemma della Dalmazia è apparso in manoscritti stampe e incisioni.

I leoni di Venezia in Dalmazia – vol. n. 4 di Alberto Rizzi (Venezia 1941)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2005 – p. 342


“San Marco in forma de lion” è il simbolo politico della Repubblica di Venezia caro ai Dalmati sentimentalmente legati alla Serenissima e alla sua civiltà.

Frammenti di storia dalmata – vol. n. 6 di Lorenzo Benevenia (Zara 1849)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2007 – p. 191

In questo volume sono raccolti i numerosi studi effettuati da Lorenzo Benevina, valente storico zaratino, il quale li aveva pubblicati per molti anni in vari giornali e riviste.

Venezia e Dalmazia – Statuti e ordinamenti – vol. n. 7 di Bruno Dudan (Venezia 1905 -Zara 1943)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2008 – p. 223

L’Autore conseguì meritati riconoscimenti dedicandosi allo studio della storia del diritto con particolare attenzione alla legislazione espressa negli Statuti delle città della Dalmazia, terra nella quale, per la sua posizione geografica e vicende storiche, la civiltà comunale aveva elaborato una pluralità ed una diversità di ordinamenti.

Personaggi dalmati – Benemeriti, noti o meno noti – vol. n. 8 di Tullio Vallery (Zara 1923 – Venezia 2019)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2009 – p. 199


In questo volume sono presentate le biografie di personaggi dalmati corredate da adeguate note esplicative e completate da una preziosa documentazione illustrativa, i quali hanno trascorso parte della loro vita a Venezia; la maggior parte di loro è stata una componente qualificata della Comunità Dalmata di Venezia che si riconosceva nella Scuola Dalmata.

La patria dalmata – vol. n. 9 di Marco Perlini (Zara 1905 – Vicenza 1995)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2010 – p. 217


Marco Perlini, nato a Zara nel 1905, fu uno scrittore colto e raffinato. Alcuni dei suoi numerosi scritti, pubblicati nell’arco di oltre quarant’anni su diversi riviste, libri e giornali sono contenuti in questo volume.

Amore di Dalmazia – vol. n. 10 di Tullio Covacev (Sebenico 1907)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2012 – p. 189

Questo decimo volume viene dedicato all’attività letteraria di Tullio Covacev. In tutti i saggi e gli articoli che ci ha lasciato emerge il profondo amore per la sua terra, la Dalmazia, e nei quali affiora un nostalgico rimpianto per quell’armonico spazio-tempo dalmata perduto per sempre.

La Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone – vol. n. 11 di Tullio Vallery Guardian Grande emerito (Zara 1923 – Venezia 2019)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2011 – p. 167


Il 24 marzo 1451 è la data dell’atto di nascita della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone.
La Confraternita fu fondata da duecento Dalmati residenti a Venezia, per lo più artigiani, affinché diventasse un riferimento per i Dalmati che allora giungevano sempre più numerosi in città per commercio, studi, diporto o come marinai imbarcati su qualche barca da trasporto, bisognosi di cure, assistenza, sepoltura, venivano accolti in spirito cristiano ricevendo ogni genere di aiuto.

Personaggi dalmati – Vita e opere – vol. n. 12 di Sergio Brcic e Tullio Vallery (Zara 1930, Zara 1923 – Venezia 2019)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2013 – p. 197


Anche in questo volume vengono presentate alcune personalità dalmate alquanto diverse fra loro e con esperienze personali diversificate ma che nell’insieme permettono di cogliere alcune costanti che individuano la loro origine dalmata per evitare che con il tempo la loro memoria non cada nell’oblio.

Dalmazia – Regione europea – vol. n. 13 di Giacomo Scotti (Saviano 1928)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2014 – p. 229


Anche in questo volume vengono presentati alcuni dei numerosi scritti dello scrittore Giacomo Scotti, rilevante esponente culturale della Comunità italiana dell’Istria e di Fiume.

Scritti di arte sulla Dalmazia – vol. n. 14 di Alberto Rizzi (Venezia 1941)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2016 – p. 262

Questo volume è ricco di notizie storico-artistiche, spesso inedite, su di una regione che per la sua posizione geografica è stata nei secoli incontro e scontro di varie culture riuscendo a coniugare con singolari accostamenti le sue naturali bellezze paesaggistiche con un insieme di specifiche testimonianze artistiche.




Caleidoscopio dalmata – vol. n. 15 di A.A. V.V. (vari autori)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2017 – p. 148

Questa volta la raccolta non è stata selezionata da un solo autore ma si è voluto cercare vari autori, anch’essi quasi tutti dalmati, che hanno ricordato persone spesso personalmente conosciute per accentuare il carattere memorialistico piuttosto che quello meramente biografico.

Castelli veneziani in Dalmazia – vol. n. 16 di Angelo De Benvenuti ()
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2018 – p. 172

In questo volume l’autore spiega l’importanza delle invasioni turche che portarono all’espansione dell’Impero Ottomano verso l’Occidente. Egli evidenzia come Venezia difese le sue terre e le città della costa costruendo fortificazioni e castelli all’interno della Dalmazia.

Castelli veneziani in Dalmazia – vol. n. 16 di Angelo De Benvenuti ()
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2018 – p. 172

In questo volume l’autore spiega l’importanza delle invasioni turche che portarono all’espansione dell’Impero Ottomano verso l’Occidente. Egli evidenzia come Venezia difese le sue terre e le città della costa costruendo fortificazioni e castelli all’interno della Dalmazia.La Scuola Dalmata – vol. n. 17 di Tullio Vallery (Zara 1923 – Venezia 2019)

Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2019 – p. 155

Esistono infinite pubblicazioni sul ciclo pittorico di Vittore Carpaccio, ma è stato scritto ben poco sulla storia della nostra Confraternita, sebbene sia un’istituzione che si è sviluppata dal lontano 1451. L’opera del Perocco si ferma al noto decreto napoleonico del 1807. In questo volume quindi si racconta dell’ultimo periodo, in particolare degli ultimi sessant’anni per poter far conoscere meglio a tutti una storia che continua fino ai giorni nostri.

Giovanni Moise – Filologo e grammatico dalmata – vol. n. 18 di Dora Testa (Zara 1923)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2022 – p. 282

La Scuola Dalmata è entrata in possesso dell’Archivio privato del grammatico Giovanni Moise nel 1986 con la donazione del prof. Jacopo Cella. In questo volume dunque si vogliono esporre la vita e le opere dell’Abate Moise.

“>Caleidoscopio dalmata 2022 – Il poeta Luigi Miotto – vol. n. 19 di A.A. V.V. (vari autori)
Venezia – Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone – Collana Treveri – 2022 – p. 310

Nel decimo anniversario della scomparsa, la Scuola Dalmata dei S.S Giorgio e Trifone dedica il 19° volume della collana al poeta Luigi Miotto. Le sue prose e poesie richiamano pensieri, sentimenti, sensazioni, gioie e dolori dell’infinito mondo interiore dell’uomo.

La rivista

 

La Scuola Dalmata pubblica anche una simpatica e agile Rivista che documenta le attività svolte nel corso dell’anno, informandone sia i Confratelli che gli Amici, le Istituzioni e biblioteche sia italiane che estere. In questa rivista trovano spazio interessanti articoli riguardanti la storia della Scuola dalla fondazione ai giorni nostri oltre a notizie relative al patrimonio artistico e ai numerosi documenti conservati nell’Archivio Museo della Scuola Dalmata e nella annessa Biblioteca ricca di oltre quindicimila titoli.

Numerosi gli articoli riguardanti il ciclo pittorico di Vittore Carpaccio scritti da illustri studiosi e critici d’ arte sia italiani che stranieri quali Helen I. Roberts dell’ Università di California, Patricia Fortini Brown dell’ Università di Princeton, Francesco Valcanover, probabilmente il più apprezzato Soprintendente che Venezia abbia mai avuto. Non possiamo dimenticare anche Teresio Pignatti, Rodolfo Pallucchini e Michelangelo Muraro.

Contattandoci potete avere maggiori informazioni sulle Riviste pubblicate e sull’ eventuale disponibilità.

Ultimo numero 75/2022

Numero per ricordare 66 – 2014/1

 

Articolo dalla rivista numero 66 – 2014/1 di Tullio Vallery

ECHI DI VITA SOCIALE – Dalle “ballottazioni” per le cariche alle “grazie” per le donzelle

Il recente studio di Reinhold Mueller sulla “riforma della procedura elettorale adottata nel 1492 dal Consiglio dei X di Venezia”, pubblicata in Quaderni veneti n. 2 del 2013, mi ha fatto ricordare la scoperta fatta alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso quando, riordinando l’antico storico archivio della Scuola Dalmata, trovai, tra altre suppellettili, uno strano oggetto che al momento non seppi qualificare nè comprenderne l’uso.


Naturalmente in seguito ne fui informato e quindi decisi di farlo restaurare e, fornito di un apposito sostegno metallico, fa ora bella mostra di se sopra una delle librerie nella saletta della Cancelleria.
È noto che a Venezia l’elezione del Doge era appannaggio di un ristretto numero di persone, appartenenti al patriziato, scelte dopo una complessa procedura che comportava tutta una lunga serie di votazioni alternate da estrazioni a sorte fino a designare il numero di patrizi che avrebbe dovuto eleggere il Doge.
Questo complicato sistema era stato escogitato per impedire casi di corruzione ma nel 1492 fu ritenuto necessario effettuare, a cura del Consiglio dei X, una riforma della procedura elettorale per poter mantenere segrete le decisioni dei votanti e contrastare così ogni possibilità di brogli o frodi.
Venne quindi concepito un oggetto definito dal Sanudo di “bellissima fantasia ed ingegno” consistente in uno speciale tipo di urna coperta (a differenza di quelle adoperate finora) formata da due o tre bossoli congiunti la cui parte inferiore era svitabile.
Bastava introdurre la mano e lasciare cadere le “ballotte”, piccole palline di pezza che cadevano silenziose nei bossoli prescelti rendendo così possibile il voto segreto.
I bossoli erano di diverso colore: l’affermativo chiamato “bossolo del si” era di colore bianco, il negativo era colorato di verde ed era il “bossolo del no”. Bastava svitare le rispettive parti inferiori e contare le “ballotte”.
L’urna a due bossoli era usata per le elezioni alle cariche mentre quelle a tre bossoli servivano per le votazioni su proposte di leggi ed oltre ai colori bianco e verde il terzo bossolo era di solito rosso detto “bossolo non sincero” perché raccoglieva le palline di chi in sostanza si asteneva.
Al Museo Correr sono conservate, riferisce il Mueller, urne a due bossoli mentre una a tre bossoli si trova presso l’Archivio di Stato di Venezia.
La procedura applicata per rendere il voto segreto presso tutti gli organi istituzionali dello Stato venne in seguito adottato anche in tutte le numerose “Scuole” di devozione o di mestieri in cui era socialmente organizzata la popolazione veneziana, per le elezioni dei Bancalli cioè di coloro che avrebbero diretto ed amministrato tali istituzioni, per garantire la serietà delle votazioni.
Con questo sistema venivano elette le varie cariche delle Confraternite che verso la fine della Repubblica erano numerose; infatti, per quanto riguarda la Scuola Dalmata, i cosiddetti Bancalli comprendevano: Guardian Grande, Vicario, Guardian da matin, 10 Degani, 3 Sindaci, 8 Dodeci, Uno Scrivan, 2 Degani di mezz’anno, 2 sopra litte, 2 sopra fabbriche.
Tutte queste cariche non venivano elette contemporaneamente ma diluite in varie riprese nel corso dell’anno e specie per le cariche maggiori sembra spesso essere il risultato di un accordo tra Confratelli.
Alcune venivano rinnovate annualmente, per altre addirittura era prevista una rotazione semestrale segno di una intensa e multiforme attività sociale e dei molteplici interessi della Comunità che attraverso le Scuole venivano disciplinati.
I risultati venivano poi registrati nei libri che raccoglievano i “Capitolari”, cioè i verbali delle assemblee. Nell’inventario del 1637 tra le varie voci leggiamo infatti “Bossoli n. 6 da Balotation de Capitoli”. Di tali sistemi rimane appunto testimonianza nell’esemplare di urna a due bossoli (bianco per il sì, verde per il no) conservata ancora oggi nella nostra Scuola.
***
Le “Mariegole” delle varie “Scuole” di Venezia, sia di devozione, di arti e mestieri o di nazionalità, prevedevano il dovere di compiere varie attività caritatevoli come la distribuzione di denaro ai poveri e l’elargizioni di doti a ragazze bisognose che andavano a marito o avevano intenzione di monacarsi.
Infatti anche nei testamenti dei nostri Confratelli troviamo spesso le clausole con cui venivano destinate somme di denaro specie allo sposalizio di ragazze povere i cui padri erano membri della Confraternita. Ne citiamo solo alcune: la vedova Stana di Andrea Pastrovicchio nel 1544 lascia alla Scuola 8 ducati all’anno da dare in dote alle povere donzelle figlie dei membri più poveri della Confraternita ed a questo scopo destina un terzo dei suoi beni.
– Il Guardian Grande Zuanne fu Pietro da Lissa nel 1552 lascia 100 ducati per le donzelle povere;
– Pasqualin di Stefano da Cattaro nel 1558 lascia ducati 50 a 5 povere donzelle electe per il suo maridar;
– Vincenzo quondam Damiano, pure da Cattaro lascia nel 1567 100 ducati per maridar 5 donzelle povere de poveri fradelli de Scola;
nel 1625 Paulo quondam Martin Grando da Zara lascia a due donzelle povere in dote 10 ducati a testa;
– il sacerdote Pietro Trasonico di Pago nel suo testamento del 1624 destina il grosso del suo denaro alla nostra Confraternita e specifica che l’avanzo delle rendite debba essere dispensato per mantenere do putte donzelle di bonissima vita da esser dispensati e balotati a bossoli e ballotte da un comitato di quattro persone: il cappellano della chiesa di San Zuanne del Tempio, il guardiano del convento francescano, il Guardian Grande della Scuola dei Santi Giorgio e Trifone ed il Vicario della stessa Scuola.
Alla assegnazione delle Grazie concorrevano ragazze che facevano domanda e le candidate venivano trascritte su di un quadernetto denominato “Donzelle alle
Grazie di balla d’oro”, e ad ognuna di loro veniva assegnato un numero.
Il sistema di estrazione avveniva per sorteggio: in un sacchetto contenente numerose palline dello stesso colore ne venivano inserite un numero pari delle doti da assegnare di colore giallo-oro. Le palline venivano estratte alla cieca chiamando di volta in volta il nome di una delle concorrenti e ad ogni balla d’oro corrispondeva una dote. Alle votazioni presenziavano i più importanti fra i componenti della
“Banca”.
Nel libro degli inventari troviamo alcuni riferimenti di queste estrazioni: in una aggiunta posteriore all’inventario del 1608 si legge: “Balle d’arzento (e una notazione laterale specifica cioè di stagno) per le Fie per andar a capelo, m. 112 (cioè procedere all’estrazione)”.
Nel registro dei Conti del 1647 sono annotate sei donzelle che levarono la balla d’oro; nell’inventario del 1743 troviamo annotate 280 balle d’ottone per l’estrazione delle Grazie alle donzelle, di cui 260 argentate e 20 dorate intatte.
Nel 1773 le ragazze iscritte erano 77 ed erano in palio 10 doti, anche nel 1778 le grazie distribuite furono 10 e fra le fortunate troviamo anche una novizia fattasi monaca nel monastero di Santa Giustina a Venezia non lontano dalla Scuola.
Il numero delle doti ed i relativi importi potevano variare di anno in anno a seconda delle disponibilità e del numero di candidate. Le ragazze dovevano rilasciare una ricevuta per la somma che ricevevano ma poiché spesso erano analfabete era scritta o da un prete o da un confratello alla presenza di qualche testimonio. In seguito il testo venne stampato già pronto, bastava completarlo con il nome, l’importo
e la firma.
Tre di queste settecentesche ricevute prestampate, complete con i dati delle assegnazioni, sono attualmente esposte debitamente incorniciate nella sacrestia della Scuola.

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