Personalità
dalmate

Nicolò Tommaseo

Sebenico 1802 – Firenze 1874

Nato a Sebenico fu linguista, scrittore e patriota italiano. Le sue opere più importanti sono il Dizionario della Lingua Italiana, il Dizionario dei Sinonimi e il romanzo Fede e Bellezza.
Lavorò come giornalista e saggista tra Padova e Milano. Successivamente, si stabilì a Venezia dove venne arrestato dalla polizia asburgica a causa di alcune dichiarazioni sulla libertà di stampa. In seguito alla sua liberazione e alla proclamazione della Repubblica di San Marco, ottenne importanti cariche all’interno del nuovo Stato. Dopo l’esilio a Corfù si stabilì a Torino e in seguito a Firenze, dove vi restò fino alla sua morte, lavorando per la rivista l’Imparziale Fiorentino.

Riportiamo qui un passo dal libro La Dalmazia e l’Italia:

“La questione dalmatica è oggi viva e scottante come mai; e a chi guardi la copiosa bibliografia dell’argomento, raccolta nell’opera monumentale di Attilio Tamaro (La Vénetie Julienne et la Dalmatie), parrà di trovarsi davanti a uno de’ più difficili e insolubili problemi di politica internazionale. Egli è che quella della Dalmazia, è una questione vecchia e complicata come tutte le questioni che riguardano razze miste e di confine, sulle vie delle grandi frontiere etniche. Tanto vecchia, che di tutte le controversie da essa sollevate ora, durante la fase diplomatica, nessuna ve n’è che sia propriamente nuova, neppure l’idea della neutralizzazione delle coste orientali dell’ Adriatico, che all’Austria fu imposta, e sappiamo con quale frutto, dal trattato di Campoformio.”

Ottavio Missoni

Ragusa 1921 – Sumirago 2013

Ottavio Missori è nato a Ragusa, allora Jugoslavia, nel 1921, da padre giuliano e madre dalmata, si trasferì a Zara con la famiglia fino al 1941, dove conseguì i primi successi sportivi nell’atletica. Fu chiamato alle armi e combattè in Africa settentrionale contro gli inglesi e fu fatto prigioniero nella famosa battaglia di El Alamein nel 1942, rimanendo detenuto per quattro anni. Dopo la prigionia tornò a Zara, ormai distrutta dai bombardamenti, allorchè era in corso la pulizia etnica dei titini a danno degli italiani dalmati e istriani. Decise così di stabilirsi a Trieste dove aprì il suo primo laboratorio di maglieria. Successivamente, alle Olimpiadi di Londra del 1948, conobbe Rosita, sua moglie, con la quale a Sumirago stabilì la produzione tessile e fondò la sua azienda che ebbe un grandissimo successo, tanto che nel 1973 ricevette il Neiman Marcus Fashion Awards. Nel corso della sua vita fu sempre molto legato alla comunità degli esuli partecipando ad ogni raduno annuale e fu per decenni Sindaco del “Libero Comune di Zara in esilio”.
Nel 2013 è mancato all’età di 92 anni nella sua casa a Sumirago.

Ottavio Missoni raccontava così nella sua biografia:

“Sono stato quattro anni ospite di Sua Maestà britannica. Quando nel ’46 sono tornato, Zara non c’era più e Trieste mi ha adottato. In verità ci avevo abitato già nel ’38 perché mia mamma pensava in grande e mi aveva iscritto a un liceo, Oberdan si chiamava. Ma quella scuola mi ha visto solo il primo giorno: non faceva per me. Sempre ripetente, sempre. Non ci andavo mai. Anche agli esami, non sono mai stato bocciato perché non mi son mai presentato. L’unica cosa era il disegno, era facile perché non te lo insegnava nessuno”.

Tullio Vallery

Zara 1923 – Venezia 2019

Nato a Zara nel settembre del 1923, durante la sua vita è stato uno dei più importanti rappresentanti dei Dalmati e di tutto l’ambito riguardante l’esilio giuliano e dalmata del dopoguerra.
Insieme a numerosissimi italiani di Zara, fu costretto a lasciare la propria città natale e si stabilì con la famiglia, nel giugno del 1949, a Venezia nel Centro Raccolta Profughi “Marco Foscarini”, dove, con grande spirito di iniziativa, si dedicò a migliorare le condizioni di vita degli esuli. Negli anni Cinquanta fu istituita l’Associazione Libero Comune di Zara in Esilio e nel 1963 ne venne eletto assessore e dal 2006 Senatore a vita. Tra gli anni 60, 70 e 80 organizzò a Venezia grandi Raduni Nazionali dei Dalmati.
Nel 1954 viene eletto Cancelliere della Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone. Nel 1992 viene eletto Guardian Grande, ruolo che ricoprì orgogliosamente fino al 2013. In quegli anni creò e diresse la “Collana di ricerche storiche Jolanda Maria Trèveri” che ancora oggi viene pubblicata.

Tullio Vallery scrive così nel suo libro “La Liberazione di Zara distrutta. 1943-1948”

“Ma Zara è rimasta italiana e lo sarà sempre nel cuore dei suoi cittadini, ovunque essi siano. L’attuale Zadar è un’altra città.
E’ vero, ci sono ancora le chiese in cui siamo stati battezzati, il mare è rimasto più o meno lo stesso ed il famoso raggio verde si può ancora ammirare al tramonto, ma non c’è più, nè ci può essere, quella particolare atmosfera che abbiamo respirato nella nostra infanzia”.

Lucio Toth

Zara 1934 – Roma 2017

Di famiglia zaratina, laureato in Giurisprudenza, è entrato in Magistratura e ne ha percorso tutti i gradi fino a Presidente di sezione della Corte di Cassazione. Nel 1987 è eletto Senatore della Repubblica italiana per la X legislatura. Apprezzato dirigente delle Associazioni degli esuli, dal 1999 al 2000 è stato Presidente della Federazione delle Associazioni degli Istriani Fiumani e Dalmati.

Riportiamo qui un passaggio significativo del discorso che Lucio Toth ha tenuto al 61° Raduno dei Dalmati – Senigallia 2014:

“ Guardando all’avvenire il nostro obiettivo è ancora più ambizioso: riconquistare l’attenzione della cultura e dell’opinione pubblica non solo italiana, ma anche croata nel riconoscere l’esistenza di una radicata presenza italiana lungo la costa dalmata. E’ un compito nobilissimo perché non vuole riaprire antiche ferite, ma ricostruire una memoria che non disconosca il carattere plurinazionale della nostra terra. L’obiettività delle nostre posizioni, la rinuncia a rivendicazioni territoriali, il riconoscimento del carattere minoritario dell’italianità dalmata di fronte ad una innegabile maggioranza croata della popolazione, devono servire a vincere le tendenze negazioniste dell’estremismo nazionalista croato e del nostalgismo comunista titino. Anche l’affermazione dell’autoctonia della presenza latina e italiana in Dalmazia, al di là della “colonizzazione veneziana” dal XIV secolo al 1796, deve essere da noi suffragata con serietà storiografica e documentaria, pronti anche ad accettare quello che la propaganda nazionalista italiana voleva ignorare. La verità trionfa sempre. E non dobbiamo avere paura di proclamarla. Quando si sa stare nei limiti della realtà é la realtà stessa a darci ragione. E nessuno ci potrà smentire.”

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